… a meno che tu non sia depresso

Quanta gioia alla fine dell’anno, ma dobbiamo saper affrontare anche i periodi di dolore, ecco come.

di Vivianne Crowley

I miei neri occhi scrutano la notte

sperando che arrivi l’aurora.

A cosa ti affidi,

tu che hai scelto il giorno come tuo padre e tua madre,

quando il giorno finisce?

La fine dell’anno è il periodo tradizionale per pensare ai propositi per l’anno nuovo. Idealmente, riflettiamo attentamente sull’anno appena passato e pensiamo a come vogliamo evolvere nell’anno che verrà – cosa vogliamo fare e ottenere, cosa vogliamo cambiare di noi stessi e del mondo intorno a noi. Molti di questi propositi svaniranno velocemente dalla memoria, ma un modo per aiutarci a fissarli nella nostra psiche è quello di creare un rituale alle porte dell’anno nuovo per riflettere sull’anno – i successi e i fallimenti, le gioie e i dolori, per risolvere e per fare tesoro delle cose buone e lasciare andare quelle che è meglio dimenticare, e per trovare nuovi modi per andare avanti. Possiamo tenere qualche ricordo doloroso – come il ricordo delle persone amate e che sono passate oltre il velo ad esempio – ma gli altri non sono necessari. In quanto pagani, il ciclo delle stagioni che celebriamo ci insegna la realtà dell’universo – che tutto è precario. Il passato non esiste più se non nella nostra mente. Se abbiamo il coraggio, possiamo lasciare andare ciò di cui non abbiamo più bisogno.

Cercare il punto al centro

Da dove viene questo coraggio? Spesso non siamo coraggiosi. Molti dei problemi del mondo nascono proprio dalla paura – la paura dell’ignoto, la paura di coloro che sono diversi da ciò che siamo abituati a conoscere. La differenza ci provoca. Essa rappresenta il vuoto tra ciò che vorremmo che sia e ciò che in realtà è. Reagiamo alla paura in molti modi diversi. A volte scappiamo, altre volte attacchiamo. Oppure la strategia che scegliamo è corretta. O ancora essa nasce dall’istinto e dall’abitudine e questo ci porta a smarrirci e a diventare molto meno di ciò potremmo potenzialmente essere. Quando la vita diventa difficile dobbiamo incanalare tutta la nostra esperienza magica e spirituale, per aiutarci a rimanere al centro tra le due forze opposte che ci spingono ora in una direzione e ora in un’altra, dobbiamo essere quel punto fermo al centro del cerchio dove possiamo ritrovare la calma, la pace e l’abilità di scegliere. La capacità di scegliere è ciò che ci rende umani – esseri coscienti capaci di atti di volontà.

Volgersi ai Potenti

La fine dell’anno è il periodo per festeggiare. È anche il periodo in cui ci sentiamo più soli se qualcosa non va nella nostra vita. Se suonano campane e campanelle e i fuochi d’artificio scoppiano con la gioia che accompagna questo periodo e noi non ci sentiamo così, allora la differenza tra la realtà e l’aspettativa può essere molto dolorosa.

A volte possiamo trovare la volontà di andare avanti e vedere i giorni migliori che verranno, ma tutti noi abbiamo avuto momenti nei quali la vita sembra schiacciarci. Paure, dolori, e delusioni ci invadono. Invece di stare al centro del cerchio, imbrigliando le due forze opposte, ci ritroviamo schiacciati – ci ritroviamo in ginocchio, incapaci di affrontare ciò che ci circonda e incapaci di fare scelte e prendere le decisioni necessarie. A chi possiamo rivolgerci dunque per un aiuto? Nel Paganesimo cosa può darci un appiglio a cui aggrapparci?

Divinità patrona

In alcune tradizioni spirituali, nei periodi problematici, le persone si rivolgevano alla loro divinità patrona con la quale avevano un rapporto personale. Noi possiamo avere un rapporto con la Dea e con il Dio che serviamo come sacerdoti o sacerdotesse. Quando l’ombra sembra crescere, possiamo rivolgerci alla nostra divinità patrona per chiedere un aiuto. Se ci orientiamo in un primo momento verso Gaia, o verso la coscienza dell’universo, ci sembrerà che il Divino non si preoccupi poi tanto dei nostri problemi personali. Per quanto questi problemi possano sembrarci schiaccianti, nel nostro cuore sappiamo che essi sono piuttosto triviali nel grande schema delle cose. Infatti, ricordarsi di questo può essere già un passo verso la realizzazione che ci rende capaci di prendere controllo della nostra vita e di prendere decisioni necessarie per progredire.

Non viaggiamo da soli

Per di più, non dobbiamo neanche arrischiarci in un’avventura da soli,

poiché gli eroi di tutti i tempi si sono già imbarcati prima di noi:

il labirinto è completamente conosciuto;

dobbiamo solo seguire il filo che indica il sentiero dell’eroe.

E dove pensavamo di aver trovato un’ abominazione,

troveremo un dio;

dove abbiamo pensato di intraprendere un viaggio esteriore,

arriveremo al centro della nostra esistenza,

e dove pensavamo di essere soli,

ci ritroveremo con il mondo intero.

Joseph Campbell (with Bill Moyers). The Power of Myth. Edited by Betty Sue Flowers. New York: Doubleday and Co., 1988.

Forze dell’universo

Se non abbiamo una relazione intima e personale con una divinità, ciò non ci rende spiritualmente soli e isolati. Ci sono forze nell’universo che sono più vicine a noi rispetto alla coscienza che muove l’universo – e non intendo angeli o demoni. Molti di noi onorano gli antenati spirituali, o i Potenti, esseri umani che hanno percorso il cammino che noi stiamo percorrendo ora e sono stati pionieri del sentiero che ora noi cerchiamo di creare. Nessun sentiero è esattamente uguale a un altro, ma gli innovatori che hanno contribuito a creare il Paganesimo post-cristiano che pratichiamo oggi ci hanno lasciato una mappa del territorio.

Antenati

Non dobbiamo pretendere che i nostri antenati spirituali fossero tutti santi in vita. Il paganesimo è una via della terra e se siamo saggi rimarremo concreti abbastanza da sapere che gli esseri umani non sono mai perfetti in vita, e che essere morti non ci rende improvvisamente dei grandi saggi. A Samhain quando il il velo tra i mondi è sottile, invitiamo spesso i nostri antenati, i Potenti, a unirsi a noi, ma non dobbiamo dimenticarci di loro per il resto dell’anno. Coloro che sono usciti dal proprio corpo non hanno necessariamente dimenticato questo mondo lasciandoselo alle spalle. Molti rimangono vicini ad esso, e si preoccupano del suo destino. Si fanno più vicini a noi di solito quando meditiamo e quando facciamo i nostri rituali. Loro hanno a cuore e si preoccupano di coloro che sono loro succeduti.

Al centro del cerchio

Le attività rituali sono modi per incanalare le energie. Queste possono essere le energie delle persone presenti nello spazio rituale, ma anche le energie del periodo e della stagione. Se stiamo nel nostro cerchio o spazio rituale e chiediamo la guida dei nostri antenati per il Nuovo Anno, questa può essere la preparazione ideale per una divinazione che ci aiuti a a vedere la via per andare avanti, verso tutto ciò di cui abbiamo bisogno nell’anno a venire. Possiamo invitare i Potenti ad avvicinarsi, a consigliarci e a guidarci in ogni problema che affrontiamo; a spronarci con quelle sincronicità che ci fanno avere visioni, vedere strade, opportunità, connessioni che altrimenti non noteremmo. Non saranno dei grandi saggi, ma quando usciamo dal nostro corpo e entriamo in un reame senza tempo, ci ritroviamo in uno stato in cui passato, presente e futuro sono uguali “ora”. Se ci estendiamo verso di loro, possiamo per un istante camminare in questo reame senza tempo, nel punto al centro, dove tutto il potenziale che abbiamo giace latente in noi, il figlio solare e l’eroe solare che è in noi, e che è pronto ancora una volta ad affrontare il mondo e ad abbracciarlo.

trad. Valentina Ferracioli