Viaggio alla scoperta del dio egizio Osiride

di Cinzia Wildwind

Osiride è la concezione divina più complessa della religione egiziana. Il Dio supremo è lontano e trascendente, è un Dio aristocratico, può essere concepito solo attraverso il simbolo. Osiride è il Dio della sofferenza , delle vittime, degli oppressi, e come tale è immanente, soffre con i mortali. E’ il Dio della morte e contemporaneamente in lui è presente tutta la forza della rinascita, della fertilità, della germinazione e della riproduzione. E’ il simbolo del ciclo di morte e rinascita.
Il suo mito non è passato incontaminato nell’arco di 3000 anni di culto, durante i secoli ha assorbito gli attributi di altre divinità egiziane come Andjti nel Delta e Sokar ad Abido, il “Signore degli Occidentali”.

Quarta generazione di Dei

La prima comparsa di Osiride è nei Testi delle Piramidi (2400-2200 a.C.), anche se è stato trovato un simbolo osiriaco risalente al 3000 a.C., la sua popolarità non è mai venuta meno, fino ad arrivare alla conquista romana venerato col nome di Serapide.
Osiride appartiene alla quarta generazione di Dei nell’Enneade di Heliopolis. Primo fu Atum, o Ra, il sole che generò Shu, l’aria e Tefnut, l’umidità, che a loro volta generarono Geb la terra e Nut il cielo. Da quest’ultima coppia nacquero Osiride, Seth, Iside e Nefti.
Osiride fu un re che regno sull’Egitto e insegnò le arti della civiltà come dice un inno del Nuovo Regno:

Egli…..stabilì la giustizia su tutte e due le sponde,
mise il figlio al posto del padre…
rovesciando l’avversario con forza e potere… (1)

Il suo regno fu dunque l’età dell’oro, un modello per le future generazioni, così gli egizi credevano in un’epoca perfetta all’origine dei tempi.
Quest’ordine idilliaco fu distrutto dal fratello Seth che con l’inganno lo getto nel Nilo in una cassa.
Nei testi più antichi fu ucciso in un luogo chiamato Nedit e cioè, “dove fu buttato giù” o gettato dalla Montagna delle Gazzelle a Komir, comunque nei riti a lui dedicati Egli veniva ucciso o gettato giù.

Fatto a pezzi

Nei Testi dei Sarcofaghi invece si racconta che Seth si trasformò in una Pulce e insinuatosi nel sandalo di Osiride lo morse e lo avvelenò. Secondo Plutarco venne annegato.
Comunque vada Osiride è sempre ridotto all’impotenza o ucciso dal fratello.
Le fonti concordano anche che il corpo di Osiride fu fatto a pezzi che vennero sparpagliati per l’Egitto o nel Nilo e fu Iside, con l’aiuto di Nefti a recuperare i pezzi e ricomporre il corpo del fratello e consorte, tranne il fallo che fu inghiottito da un pesce.
Un inno del Nuovo Regno recita:

Benefica Iside che protesse il fratello
E andò in cerca di lui, né volle
Prender riposo finchè non lo ebbe travato
Ella gli fece ombra con le piume e lo sventolò con le ali,
pianse di gioia e riportò a terra il fratello. (2)

Spirito del passato

Iside costruì quindi la prima mummia,  non fu in grado di rianimarlo ma riuscì a ravvivarlo a sufficienza per concepire un figlio da lui , Horus.
Horus crebbe e cercò di vendicare il padre combattendo Seth (le forze della confusione). Dopo una pausa dalla guerra provocata da Thot (la ragione) la battaglia riprese e Seth venne sconfitto e costretto a sostenere la barca di Osiride sul Nilo o sul lago sacro del tempio durante i riti.

Osiride è rappresentato come una figura avvolta in bende, col viso nero o verde a simboleggiare lo spirito vitale della terra e della vegetazione. Egli è sempre passivo, è lo spirito del passato. Horus è lo spirito del presente.  Il Faraone vivo era Horus , il re morto era Osiride il Ka hotep (ka a riposo). Ma il figlio deve fare i riti prescritti per il padre in modo che egli diventi un’anima, e da questo, il potere della vita e della rigenerazione della natura avrebbero avuto inizio.  Osiride non è nulla senza Horus e Horus deve garantire il benessere al suo popolo  risvegliando il potere rigenerativo di Osiride attraverso i riti.

Culto degli antenati

Da questa mitologia ha origine il culto per gli antenati, che non venivano divinizzati, ma si sperava che qualcosa del potere che essi avevano venisse passato ai discendenti.   Osiride risuscita e diventa lo spirito della vita, del raccolto, della vegetazione.  Il Dio incosciente è impotente rappresenta la terra morta in attesa di rivivere. La sua resurrezione coincide con la piena del Nilo. L’acqua è una delle forme del Dio, ma non la sola; egli simboleggia anche la potenza sessuale dei maschi e la fertilità femminile. Un rito agricolo molto in uso, consisteva nel fare una mummia Osiriaca con un sacco pieno di grano che veniva innaffiato , quando il grano spuntava fra le maglie del sacco si pensava che il Dio stesse germogliando .:

Germogliare

“Incantesimo per diventare grano” (Testi dei Sarcofagi)

Io sono la pianta della vita
che viene fuori da Osiride,
cresce sulle costole di Osiride,
permette alla gente di vivere,
che fa divini gli Dei,
spiritualizza gli spiriti, che sostiene i padroni della ricchezza ed i padroni delle sostanze,
fa le focacce pak per gli spiriti,
rianima i viventi,
rafforza le membra dei viventi,
Io vivo come grano, la vita dei viventi,
io ….sulle costole di Geb (la terra)
ma sono amato in cielo, sulla terra, nell’acqua e nei campi.
Ora Iside è contenta per suo figlio Horus, il suo dio,
giubila in lui, il suo Horus, il suo dio,
io sono la vita che appare da Osiride. (3)

Fertilità e morte

Da questo mito si evince che per gli antichi popoli agricoli, i riti per la fertilità si mischiavano con il culto dei morti. Il luogo dove abitavano gli antenati era uno dei luoghi più sacri, erano loro i custodi della vita, erano una riserva di potenza vitale, conservatori di fortuna e prosperità i Ka o meglio,  “ I Signori del loro Ka”.
Due erano le principali fonti di potere : una arrivava dal cielo facendo del Faraone il figlio del Dio Sole, l’altra dalle tombe degli antenati facendo del Faraone l’Horus figlio di Osiride. Quando Horus scende nel mondo sotterraneo per avvisare il padre della sua vittoria su Seth, egli abbraccia suo padre e riceve il Ka di Osiride.

Testo dei sarcofagi

Il potere regale viene così trasmesso a Horus che prende posizione nell’”isola di Fuoco” il centro del mondo.
Per gli antichi egizi gli dèi erano personificazione delle forze della natura, cos’ Osiride diventa la forza germinativa. Il testo dei sarcofagi 330 ci racconta questa identificazione :

Che io viva i muoia, io sono Osiride.
Io entro dentro e riappaio attraverso te,

mi decompongo in te, cresco in te,
cado giù in te, cado sul fianco.
Gli dèi vivono in me perché io vivo e cresco nel grano

Che sostiene gli Onorati.
Io ricopro la terra,
che io viva o muoia io sono Frumento,
non vengo mai distrutto.
Io sono entrato n Maat,

confido in Maat,
divengo padrone di Maat,
emergo in Maat,
rendo distinta la mia forma,
sono il signore di Chennet (forse il granaio di Menfi),
sono entrato in Maat
ho raggiunti i suoi limiti….”
(4)

Libro dei Morti

Associata a Osiride è così raffigurata la sorte dell’anima, quando, dopo la morte, entra in Maat, l’ordine del mondo e come Osiride deve compiere il ciclo completo della fertilità della natura.
In una parte del capitolo 175 del Libro dei Morti assistiamo a un dialogo fra Osiride e il Dio supremo Atum, nel quale Osiride si lamenta per il mondo sotterraneo in cui è costretto a vivere e Atum risponde:

“Tu puoi vivere nella pace del cuore.
Io ho provveduto illuminazione al posto dell’acqua e dell’aria,
e soddisfazione e quiete al posto del pane e della birra…
Osiride:   Ma vedrò il tuo viso ?
Atum:      Io non permetterò che tu soffra.
……

Osiride:   Ma quanto vivrò ?

Atum:      Tu vivrai più di un milione di anni,
un’era di milioni, ma alla fine io distruggerò tutto quello che ho creato,
la terra diventerà di nuovo parte dell’Oceano Primevo,
come l’Abisso delle Acque nel loro stato originario.
Allora io sarò quello che rimane, proprio io e Osiride,
quando mi sarò trasformato di nuovo nell’Antico Serpente
che non conosceva alcun uomo e non vide alcun dio.
Com’è bello quello che ho fatto per Osiride,
un destino diverso da quello di tutti gli altri Dèi !….” (5)

Mummia con testa di ariete

Quando saranno scomparse tutte le differenze il Dio trascendente Atum e il Dio immanente Osiride, saranno riuniti nella forma primigenia di vita universale, all’unità originale.
In questo passaggio il parallelo con le Upanishad è abbastanza naturale. E contrariamente all’originaria credenza materialistica che l’altro mondo fosse una sorta di copia del mondo terreno, Atum sostituisce illuminazione, pace e soddisfazione a acqua, aria, pane e birra.
I riti per Osiride venivano fatti ad Abido principalmente, e in forma meno sontuosa in tutto l’Egitto, durante l’ultimo mese dell’inondazione quando calavano le acque e duravano otto giorni. Cominciavano col rito di “Colui che apre le Strade” seguito da tre giorni e tre notti di lamentazioni a simboleggiare la passione di Osiride, quando giaceva morto, pianto da Iside e Nefti. Seguiva poi il processo di Seth davanti al tribunale divino, Osiride navigava sul lago del tempio e si riproduceva un combattimento rituale a simboleggiare la lotta tra Horus e Seth. I giorni successivi erano dedicati all’offerta dei fiori per un ritorno trionfale di Osiride. L’atto più sacro era l’erezione del pilastro Djed, un simbolo rappresentante la spina dorsale del Dio. Eretto il pilastro Osiride era risorto.
I riti terminavano con la consacrazione di una nuova statua di Osiride e l’offerta di enormi quantità di “tutto quello che la terra produce, il Nilo fa e il cielo mette fuori”.
I fedeli poi erigevano piccole stele o tavolette votive all’esterno del tempio sperando di garantire alla loro anima tutto ciò di cui avrebbe avuto bisogno nell’aldilà.
A partire dal Medio fino  al Nuovo Regno  l’affermazione che Osiride e Ra sono le due anime del Dio Supremo”  viene consolidata e definita.
Nella tomba di Ramses II le due Divinità sono rappresentate come un unico Dio, una mummia con la testa di Ariete, con il disco solare sul capo, attorniato da Iside e Nefti.

Un serpente antichissimo

La vita e la morte formano anche per gli Egizi, una polarità. L’una è funzionale all’altra, e entrambe si alternano nella natura, nel genere umano, animale e vegetale. La morte è il passaggio da un tempo a un altro, dallo ieri al domani. Quello che c’è nel Dat (mondo sotterraneo) appartiene alla morte, e alla morte appartiene il divenire. La vita è visibile, il divenire è nascosto. Il Dat è localizzato sottoterra, oppure aldilà della volta celeste (il ventre di Nut), o nelle acque estese sotto la terra (il Nun). E’ anche la tana dei demoni che cercano di frenare e impedire la continua creazione, che vengono però contrastati da altre forze ancor più temibili, rappresentate dagli spiriti domati del caos sotto forma di serpenti che sputano fiamme, draghi o laghi di fuoco o leoni.
In questo palcoscenico Osiride è la personificazione del venire all’esistenza di tutte le cose. E’ simbolo dell’anima nel suo viaggio verso la rinascita.
Osiride giace nell’aldilà intrappolato tra le spire di un serpente chiamato Nehaher o Mehan, che significano rispettivamente “Viso spaventoso” e “Accerchiatore”. In alcuni casi il serpente si chiama Ur, “Antichissimo”.
Il suo aspetto spaventoso è necessario all’efficacia della sua protezione, ma quando Osiride comincia a risvegliarsi il serpente lo contrasta, lo ritarda e il suo nome diventa Apopis, il mostro delle tenebre. Lo stesso mostro che cerca di sconfiggere Ra durante le ore notturne nel suo viaggio nell’Amduat.
Il serpente a volte è Neheb-Kau,”il fornitore di attributi”, cioè  il serpente primordiale che teneva tra le sue spire la creazione intera.

Libro delle Caverne


Il “Libro delle Caverne”  scritto sulle pareti dell’Osireion ad Abydo  racconta il viaggio di Ra nell’Amduat durante la notte, in questo viaggio il sole illumina un gruppo di sette figure misteriose accerchiate dalle spire di Neheb Kau. I loro visi sono maschere informi con protuberanze simili a corna, uguali a quelle che si trovano nei Testi dei Sarcofagi, e simboleggiano esseri primordiali, si suppone simboleggino gli esseri ancora in gestazione nel Nun prima ancora dell’emergere del Dio supremo. I loro nomi sono gli epiteti di Osiride “Colui che è pianto”, “Colui che è annegato” “Colui che è protetto”.
Durante il suo viaggio notturno Ra dice vedendo Osiride :

“Oh corpo di colui la cui anima è nascosta, Osiride dell’occidente,
la cui decadenza è invisibile e il disfacimento è coperto!
Tu, che i morti non osano avvicinare…..
Io roteggerò l’anima tua e la tua ombra.
Io disperderò le tenebre intorno a te,
e Nehaher in questa caverna terrà insieme il tuo corpo.” (6)

Potenza generativa

Osiride giace nella caverna supino e immobile, ma al passaggio del disco solare, l’organo sessuale si erge , segno della potenza generativa e del suo imminente risveglio.
Verso la fine del Libro delle Caverne Osiride risorge, mentre il Dio solare sta emergendo dalla terra, e dice ancora a Osiride:

“Ah Osiride, tu che il grande serpente circonda, e voi o sanguinari che precipitate a capo fitto…. Guardatemi mentre passo…. Oh tu che eri nelle spire del serpente, io te lo consegno Con l’ordine che vine dalla mia bocca. E possa la mia luce illuminare la caverna senza che il serpente se ne accorga”. (7)

Nel Nuovo Regno, Osiride è rappresentato sepolto sotto il tumulo primevo che è circondato dal serpente.

Signore della Rettitudine

Dopo la sua resurrezione è rappresentato sopra la collina circondato da Iside, Nefti, Horus o Thot e da un essere che tiene tra le mani due serpenti rigidi e disposti a X che dovrebbe simboleggiare la Parola Divina, il comando di Atum per la sua guarigione.
Ma Atum si è ritirato fuori dalla creazione, ha trasmesso il suo potere a Shu, poi a Geb, e infine a Osiride, suo primogenito. Ma Osiride vive nel “Luogo Primevo” della creazione, è’ diventato, il Signore della Rettitudine, e si è conquistato l’ordine della natura, lo spirito della germinazione. Il Dio trascendente lascia il posto al Dio immanente. Egli possiede tutti gli attributi, tranne quello di Creatore. Possiede anche il ruolo di Dio dell’aldilà, infatti il defunto dopo il giudizio della piuma  viene condotto da Horus alla presenza di Osiride seduto su una piattaforma decorata con grappoli d’uva, con davanti un laghetto da cui spunta un giglio. (l’Osireion ad Abido aveva un laghetto con una collina al centro).

Resurrezione

Nel Libro dei Morti, si narra che Osiride siede sul Tumulo Primevo in mezzo alle Acque.
Ecco che la meta dell’anima è il “Luogo d’origine”, la dimora della Divinità.
Non dimentichiamoci però che Osiride è sempre subordinato ad Atum, è umano e insieme misterioso, soffre e comanda. Dai primi testi della Piramidi al Libro dei Morti la passione e il trionfo di Osiride simboleggiano si i cicli della natura, ma anche il dramma dell’anima umana.
La sua resurrezione non è una rinascita fine a se stessa, ma implica la coscienza di sé, la possibilità di sfuggire alle cose materiali e associarsi al potere che mette in movimento quelle stesse cose.