Mantenete puro il vostro più alto ideale: nel Cerchio spesso si richiede un certo grado di depersonalizzazione per operare magicamente. L’etica dello “spogliarsi” della propria identità presenta però degli interrogativi.

di Alder – da Wiccan Rede-Traduzione Valentina Voxifera

Le nuove streghe iniziate, o anche coloro che seguono un cammino solitario, prima o poi incontrano queste parole: “Mantieni puro il tuo più alto ideale”.

Alle fine, quello che sembra un prezioso e ispirato consiglio diventa una sfida. Da quando sono diventato una strega queste parole hanno assunto una particolare importanza, e le ho sempre tenute in considerazione lungo il mio cammino. Ogni volta che dovevo prendere una decisione tra ciò che desideravo e ciò che dovevo effettivamente fare, riecheggiavano nella mia mente come un mantra:

“Mantenete puro il vostro più alto ideale; tendete sempre verso di esso; che nulla vi faccia deviare o desistere.” [1]

All’inizio pensavo che avesse molto a che fare con il mio ascendente Acquario – sapete, sono un idealista. Ad ogni modo, nel corso del tempo, ho realizzato che aveva molto più a che fare con la Stregoneria in generale e con il ruolo che la nostra etica personale (o meglio, l’ideale) gioca in essa.

Depersonalizzazione

Nella comunità magica e wiccan ho incontrato molto spesso il concetto di depersonalizzazione come requisito, o caratteristica auspicabile, per operare magicamente (o nell’Arte).

Affermazioni come “Quando ti spogli, lasci la tua identità fuori dal Cerchio”, oppure “Assumi un nuovo nome, e lascia fuori la tua identità”, sembrano essere ben accette e incoraggiate.

Questo scatena un grande dialogo interiore (ed esteriore): “Come entriamo nel Cerchio?”, “Quanto portiamo di noi stessi all’interno?”, oppure “Quante emozioni, idee e pensieri che ci appartengono entrano effettivamente in quello spazio tra i mondi?”. Alla fine, la risposta appare chiara: tutto quanto.

Se l’Arte ha a che fare con la trasformazione, non c’è modo di trasformare qualcosa se lo lasciamo sulla soglia. E ancora, mentre molte persone amano enfatizzare quanto sia importante “trascendere”, la verità è che non trascendiamo affatto. Anche durante alcuni lavori specifici di trance, se trascendessimo il nostro “ego”, saremmo finiti.

Chiunque parli di “come le persone debbano trascendere” si comportano allo stesso modo di coloro che dicono agli altri di essere più maturi. E tutti noi sappiamo di cosa stiamo parlando qui…Ma che ci piaccia o no, noi streghe siamo molto umane. Forse proprio perché stiamo filtrando le nostre caratteristiche individuali nel processo di trasformazione, esse diventano più evidenti.

È il nostro intero essere che diventa iniziato e/o votato al servizio degli Dei e delle forze divine. Quando ci spogliamo, non ci stiamo spogliando delle nostre caratteristiche personali lasciandole al di fuori, le stiamo in realtà evidenziando e le condividiamo con i nostri compagni di coven e con gli Dei.

Ovviamente vorremmo magari rimanere più concentrati durante un rituale tenendo al di fuori gli argomenti “più mondani”. Ma questo lo si può trovare in ogni contesto dove si richiede alle persone di focalizzarsi su una determinata attività, e non ha nulla a che fare con il lasciarsi alle spalle alcune parti di noi stessi.

Intento: l’Arte dal Cuore e dalla Pancia

Le caratteristiche personali sono, infatti, l’asse portante della pratica dell’Arte, e devono essere amate e incoraggiate.

La fonte principale di potere per ogni lavoro magico è l’intento. È attraverso l’intento che indirizziamo le energie che vengono innalzate e leghiamo gli incanti. È attraverso l’intento che operiamo e pratichiamo l’Arte.

L’intento viene dalla certezza e dalla comprensione. Ed è uno dei motivi per cui celebriamo le festività stagionali: attraverso la contemplazione di questo ciclo diventiamo consapevoli e ci sincronizziamo con i ritmi segreti della Terra – e, quindi, dell’Universo.

Questa comprensione, quando ben presente e integrata nel profondo della nostra mente, diventa certezza (sebbene essa sia comunque relativa, poiché il processo ricomincia di nuovo, senza raggiungere una certezza assoluta).

Senza intento, non ci può essere successo nella pratica dell’Arte – solo parole vuote e movimenti eseguiti alla lettera. L’Arte viene dalla parte più profonda del nostro cuore, e della nostra pancia.

Quando ho capito tutto questo, ho capito anche che se non fossi stato fedele ai miei ideali, se ciò che avessi fatto non fosse venuto dal mio profondo, non sarei stato in grado di praticare la magia.

Semplicemente non avrebbe funzionato.

Come avere una relazione intima con qualcuno che disprezziamo.

Che nulla vi faccia deviare o desistere

Sfortunatamente, tenere puro il il nostro più alto ideale non è così facile come sembra. Molto spesso implica una sfida allo status quo; il quale, di contro, genera disapprovazione in coloro che lo difendono a spada tratta.

In questo senso, è molto più facile conformarsi alla maggioranza. Questo è un tratto umano molto comune, dimostrato dal popolare esperimento di Solomon Asch, nel quale a un soggetto viene chiesto di partecipare a un dibattito insieme ad altri partecipanti. In verità gli altri partecipanti sono d’accordo nel fornire una risposta scorretta a una domanda molto chiara, provando a cambiare l’opinione del soggetto. Indovinate un po’? In più occasioni ha funzionato:

‘Non erano mai consapevoli del fatto che la maggioranza stesse rispondendo in modo scorretto. Gli altri partecipanti rivelarono una “distorsione del giudizio” (molti appartenevano a questa categoria). Ciò significa che i partecipanti arrivavano al punto in cui si auto-convincevano che la loro opinione fosse sbagliata e che la maggioranza avesse ragione, portandoli a rispondere in accordo con la maggioranza.”

Per i praticanti solitari, questa distorsione avviene grazie ai gruppi online, forum, blog o persino libri scritti da autori noti. Nel contesto di una Tradizione, può essere sperimentata attraverso il contatto con altri iniziati o altri gruppi.

Nelle espressioni più tradizionali della Wicca, tutto ciò diventa ancora più rilevante. Data l’autonomia di ogni coven e l’utilizzo della reciproca accettazione/riconoscimento come mezzi di validazione esterna e sociale, sfidare lo status quo potrebbe significare mettere a repentaglio la propria accettazione e il proprio avanzamento.

L’ “io” nella Squadra

Una delle reazioni più comuni alla situazione descritta sopra è quella di sfidare la decisione della persona di far parte di un gruppo specifico cercando di mantenere i propri ideali. È una replica del famoso “Non c’è nessun “io” in Squadra”, ma con un approccio religioso – il messaggio di fondo è che ognuno deve sottostare ai “principi” o agli “ideali collettivi”, mettendo da parte i propri.

Ad ogni modo, la Wicca è una religione esperienziale e mistica, basata su un’ortoprassia e, in quanto tale, la sua esperienza è assolutamente personale e non trasferibile.

Sono sicuro che alcuni si chiederanno: “Come puoi dire di stare praticando la stessa religione allora?” be’, perché sono stato iniziato in un gruppo di quella specifica religione.

Ciò che fa una coven non è la condivisione delle stesse identiche credenze, ma il legame tra i propri membri. Allo stesso modo, i membri di una famiglia non devono (e di solito non è mai così) pensarla necessariamente allo stesso modo. È il legame che unisce i membri del gruppo a renderli un gruppo, e quindi dà loro potere – non ha nulla a che vedere con il pensiero uniformato.

Se il Cerchio è il luogo dell’Amore e della Fiducia, un luogo di Trasformazione dove possiamo diventare davvero noi stessi, allora è un luogo in cui i nostri ideali non solo hanno un posto, ma hanno anche una certa importanza.

Come Morgana scrive nel suo articolo “L’individuo collettivo”:

‘Nell’Arte riconosciamo entrambi questi aspetti. Da una parte difendiamo l’evoluzione individuale, ma riteniamo l’esperienza di gruppo altrettanto importante.”

Tra queste due troviamo il giusto ritmo.

Si dice che ogni volta che una nuova strega entra nel cerchio, l’intero gruppo (e la sua eggregora) ne risenta. L’intero meccanismo inizia a lavorare finché il nuovo ingranaggio non trova il posto giusto, e si ricostituisce di nuovo.

Lo stesso avviene quando qualcuno lo abbandona.

Dunque, è ovvio che le nostre caratteristiche individuali influenzano effettivamente l’eggregora preesistente di un gruppo attivo, e sono essenziali nel cammino per diventare ciò che realmente siamo; sia come streghe che come esseri umani.

[1] The Charge of the Goddess, Doreen Valiente. via Doreen Valiente Foundation under CC