di Vivianne Crowley (Trad. Valentina Ferracioli)
I miei pensieri sono come pesci grandi, piccoli, pesci solitari e in banchi, socievoli e minacciosi: io sono l’oceano.
Nelle profondità dell’inconscio nuotano quelli nascosti – quelli che non conoscono l’umanità. Alcuni sono ciechi – ma vedono ciò che io non vedo. Anch’essi non hanno bisogno di me per esistere.
Di tanto in tanto un’anguilla elettrica – bella, inaspettata, sorprendente – mi risveglia, e poi le grandi balene nei loro piccoli branchi, pensieri propositivi, sagaci e saggi. Anch’esse non hanno bisogno di me.
Vivianne Crowley
Mentre passiamo da febbraio a marzo, entriamo nel segno astrologico dei Pesci, il dodicesimo segno dello zodiaco. Nel tema natale, i Pesci sono associati alla dodicesima casa del tema, la casa della vita in relazione alle idee e alle visioni che emergono dall’inconscio.
Molte tradizioni spirituali insegnano che per evolverci spiritualmente dobbiamo sapere chi e cosa siamo. Molte delle risposte sono celate al di sotto della superficie delle acque dell’inconscio. Troviamo alcune tracce e indizi nei nostri sogni e nei momenti di meditazione e reverie.
A volte questo accade semplicemente – abbiamo un’improvvisa visione attraverso il sogno, o attraverso l’arte o la scrittura creativa, e scopriamo cose che conoscevamo ma che non sapevamo di conoscere. Ma spesso dobbiamo coscientemente fermarci, distinguere e aspettare. Per fare questo dobbiamo ritagliare dei momenti prendendoci una pausa dal frenetico e irrequieto mondo del fare, e semplicemente fermarci per “essere”.
Trovare tempo per “essere”
Questo non è facile. Noi umani siamo creature complesse con molti bisogni che ci spingono in diverse direzioni e la società stessa ci incoraggia a procedere in determinate direzioni e non in altre. Negli ultimi secoli, nella cultura occidentale, l’idea di prendersi del tempo per “essere” non è stata valorizzata. Anche nei paesi a maggioranza cristiana, l’etica protestante del lavoro è stata abbracciata a tal punto che ormai siamo incoraggiati a spendere tutte le ore del giorno lavorando e a guadagnando soldi per poter consumare di più, e a lavorare per guadagnare di più e poter consumare di più. Questa folle e insostenibile spirale sta spingendo le società al limite e anche noi, intrappolati in questo ciclo, veniamo spinti al limite.
Questo non significa che dobbiamo fingere di essere hippy degli anni ’60 ritirandoci per poterci sintonizzare. Il mondo ha bisogno di noi e del nostro impegno piuttosto che del nostro disimpegno, affrontando i problemi invece di evitarli. Ma potremmo funzionare meglio e fare scelte più sane in un ambiente più sano se solo ci prendessimo un momento per fermarci, per interiorizzare la nostra esperienza, per riflettere e per ricordare a noi stessi ciò che davvero è importante e cosa ci rende felici. Questo significa prendersi del tempo per focalizzarsi tanto sullo spirituale quanto sul materiale, sull’ “essere” e sul fare.
Intensificare il momento
Paradossalmente, prendersi del tempo per “essere” non è una perdita di tempo, o uno spreco di tempo che potremmo invece impiegare in maniera più produttiva. Ci dà più tempo. Rigenerati, dopo aver bevuto alla fonte dell’essere, possiamo fare molto di più rispetto ai momenti in cui siamo stressati, esausti, ed esauriti. Ritagliamo alcuni minuti ogni giorno per essere consapevoli di dove siamo, di cosa ci circonda, di cosa è importante per noi, e cosa può darci nuove prospettive. Questi momenti di pura attenzione allargano i nostri orizzonti e ci aprono a nuove possibilità. Spesso se siamo coinvolti in attività rituali molto intense, ci sembra che siano passate delle ore, ma in realtà siamo rimasti in quello spazio sacro per meno di un’ora. È che per una volta abbiamo portato la nostra intera attenzione a ciò che accade intorno a noi nel qui e ora. In questi stati di concentrazione, la nostra coscienza non passa continuamente da una cosa ad un’altra, focalizzandosi su ciò che accade intorno a noi, poi sulle preoccupazioni del giorno prima, poi su quel che dobbiamo fare domani, poi su ciò che le altre persone stanno facendo.
Allenare la concentrazione
Possiamo ottenere molto di più quando le nostre menti non stanno facendo quello che normalmente chiamiamo “multi-tasking”, che in realtà non è ciò che pensiamo. Quello che accade mentre pensiamo di essere “multi-tasking”, non è altro che la nostra attenzione che si concentra continuamente su attività diverse. Questo impedisce di sviluppare un vero allenamento creativo del pensiero. Interrompiamo continuamente il fluire e il rifluire delle idee prima ancora di poterle sviluppare. Avete mai provato a fare scrittura creativa, mentre Facebook, Instagram o l’email che continuano ad emettere suoni in sottofondo? Va bene se dobbiamo fare qualcosa di molto mondano, ma quando vogliamo pensare profondamente riguardo a qualcosa, abbiamo bisogno di focalizzare la nostra attenzione.
Galleggiare sul mare della mente
Spesso l’immagine che si crea attorno al concetto di “mente” è quella del cielo o dei reami dell’aria. Abbiamo “la testa fra le nuvole” e “soffiamo via le ragnatele”. Ma la mente può essere anche simile all’elemento acqua – ruscelli puri e cristallini di montagna, pozzi d’acqua fresca nel deserto, un grande mare che connette tutte le cose.
Quindi prima che le energie dell’Equinozio si avvicinino a noi, usiamo questo periodo del segno d’acqua dei Pesci per entrare nelle acque, per nuotare nel mare delle nostre menti, e prenderci il tempo di sperimentare ciò che vi si trova. Questo non significa certo restare seduti in casa a meditare. Può essere durante un rituale o durante una passeggiata meditativa – qualunque cosa ci aiuti a riconnetterci con le cose importanti; ciò che si trova oltre le nostre preoccupazioni, ansie, speranze e gioie quotidiane.
Quando raggiungiamo punti di calma nel mutevole manto delle stagioni, allora possiamo concentrarci davvero su chi e cosa siamo, sperimentando e apprezzando ogni momento, ogni respiro, e ogni preziosa goccia del Graal del Vino della Vita.