Uno sguardo sul caso di Samotracia ed Eleusi.
di Corinna Zaffarana
Una fra le più celebri forme d’iniziazione del mondo antico è quella rappresentata dai culti di Samotracia.
I Misteri si legano alle vicende amorose di Afrodite e Ares e alla generazione della dea Armonia, simbolo dell’unione fra la vita e la morte; l’amore e la guerra.
Armonia era immaginata come una fanciulla bellissima ma anche sapiente, con un tocco di mistero che le proveniva da un legame con l’oriente: viveva infatti nell’esotica isola di Samotracia, ov’era stata ella stessa iniziata agli antichi Culti esoterici.
Si trattava di forme cerimoniali che traevano i loro gesti e simboli dai primevi riti di passaggio e delle celebrazioni agricole.
Cabiri
Secondo Pettazzoni, i culti misterici si erano sviluppati secondo un approccio al sacro separato rispetto ai culti di carattere pubblico, non raramente configurandosi, nel corso della storia, quali alternative anche in opposizione alle forme istituzionalizzate.[1]
Le misteriose divinità a cui si dedicavano gli Iniziati erano chiamate Μεγάλοι Θεοί[2] – letteralmente “grandi dèi”.
Si trattava degli ambigui Cabiri? Difficile a dirsi: i Cabiri sono dèi oscuri, di origine orientale, dall’aspetto deforme, fortemente collegati agl’inquietanti enigmi del mondo infero.
Più avanti, e soprattutto a Samotracia, queste entità appaiono comunque collegate sia alle forme del dio Efesto che alla celebrazione di una dea madre parzialmente assimilabile a Cibele o a Demetra.
In Samotracia e nei suoi culti si realizza dunque una sorta di fusione fra culti più antichi – e di probabile origine orientale – e le più tarde forme religiose strettamente “greche”, che sovrappongono alla dea madre i miti di Ade e Persefone o di Afrodite; Ares ed Armonia.
Nel santuario
E’ possibile che il santuario prevedesse una parte accessibile a tutti i visitatori e una strettamente dedicata a coloro che avevano ricevuto l’Iniziazione.
Il Santuario dedicato alle iniziazioni risale al VI secolo a.C., altri ambienti sono ampliati o costruiti dopo il V -IV secolo a.C. Tre grandi strutture rettangolari ( quella detta ortostata; il proto-Anaktoron e l’Anaktoron) hanno probabilmente avuto uno scopo simile.
Sul lato orientale della struttura ortostata si trova una bassa terrazza che potrebbe essere stata adibita ad area di osservazione delle cerimonie; nella parte meridionale è invece emersa una fossa sacrificale.
L’Anaktoron era un ampio ambiente unico, decorato da stucchi, con tre porte sul lato ovest; il pavimento rialzato nella parte settentrionale rivela la parte dedicata ai soli iniziati, preceduta da una stele di marmo che vietava l’ingresso ai profani. [3]
Il rituale
L’Iniziazione era comunque più aperta rispetto a quella che caratterizzava altri culti quali, come vedremo, quello di Eleusi: né il sesso, né la condizione sociale erano d’ostacolo chi volesse consacrarsi.
Gli iniziandi erano condotti alle abluzioni e a una sorta di battesimo; venivano poi vestiti con candida tonaca e accompagnati, nell’oscurità della notte, al cospetto del Sacerdote e degli altri Iniziati.
Secondo un meccanismo ancora diffuso nelle tradizioni esoteriche, essere iniziati significava innanzitutto essere messi a parte della vera interpretazione di taluni racconti religiosi e, quindi, di talune diffuse iconografie.
Al disvelamento di misteri non meno affascinanti erano destinati coloro che si dedicavano ai culti di Eleusi.
Eleusi
Non è possibile conoscere il momento in cui questi “Misteri” presero vita. Come nel caso di Samotracia, anche Eleusi presenta forme rituali legate ai cicli di morte e resurrezione, di matrice davvero ancestrale.
Sappiamo con certezza quando queste celebrazioni, tanto importanti per il mondo antico, furono dichiarate illegittime: nel corso dell’impero di Costantino, che mise al bando le attività del santuario di Demetra e della comunità iniziatica che lo animava
Un dubbio aleggia ancora oggi attorno alle procedure rituali che, realmente esoteriche, lasciarono pochissime tracce.
Si è parzialmente giunti alla definizione di poche certezze incrociando i dati dell’archeologia, dell’iconologia e della letteratura: sappiamo, ad esempio, che le prime tracce d’insediamento risalgono alle ceramiche del Bronzo Antico e che il cosiddetto “megaron B” – cuore del culto – è di epoca micenea.
Il “Telesterion”, distrutto da Serse all’inizio del V secolo a.C., fu poi completato nel IV secolo.
La vita e la morte
I riti si svolgevano in due momenti importanti dell’anno agricolo, nei mesi di antesterione e boedromione, corrispondenti al periodo autunnale e primaverile, e coinvolgevano due città fra loro intimamente connesse: Atene e, appunto, Eleusi.
Cuore della celebrazione era il mito della dea madre Demetra e della sua ricerca dell’amata figlia Persefone, rapita dal signore dell’oltretomba.
Si tratta di un tema presente presso svariate tradizioni, fin da epoche remote, ed è certamente connesso alla sacralizzazione dei passaggi stagionali e, quindi, all’incrociarsi della vita con la morte.
Per questo motivo, fra le divinità del pantheon eleusino, appaiono elementi di carattere marcatamente ctonio e cata-ctonio.
A differenza di ciò che accadeva per altre strutture iniziatiche (si pensi ai citati Misteri di Samotracia) l’amministrazione del culto eleusino fu per lunghissimo tempo di carattere strettamente elitario: un privilegio mantenuto da alcune famiglie notabili.
La cerimonia iniziatica
Secondo Mircea Eliade, la complessa cerimonia prendeva avvio con una lunghissima processione, nella quale “ogni aspirante all’iniziazione, accompagnato da un tutore, portava con sé un porcellino che lavava nelle onde e sacrificava al ritorno ad Atene (…)”.[4]
A questa seguiva un’altra processione, più ampia, alla quale prendevano parte anche le persone comuni e che da Atene giungeva fino a Eleusi, dove si concludeva in una serie di riti che nuovamente erano riservati ai soli Iniziati.
I Sacerdoti trasportavano gli hierà – gli oggetti consacrati – fino all’ anáktoron, custodito dallo Ierofante.
“Al calare della sera, con torce accese, i pellegrini entravano nel cortile esterno del santuario” e il giorno seguente gli aspiranti erano iniziati ai Misteri delle dee: “Si sa che gli iniziandi, con le torce in mano, imitavano Demetra vagante con fiaccole” alla ricerca della figlia Persefone/Kore rapita dal Signore dell’Ade.[5]
I candidati eseguivano le abluzioni[6] e quindi erano preparati all’esperienza iniziatica dei Piccoli Misteri, che includevano elementi segreti di carattere estatico.[7]
Dovevano quindi affrontare un lungo periodo di digiuno, al termine del quale erano condotti alla partecipazione ai Grandi Misteri.
Sferzante ironia
Un celebre convertito al Cristianesimo, Clemente d’Alessandria, era stato precedentemente iniziato al culto di Demetra e ne porta dunque un’interessante testimonianza che, però, dev’essere valutata nella consapevolezza di una contaminazione, indotta dal tentativo di screditare il percorso che aveva abbandonato.
Dunque Clemente racconta: “Ho digiunato, ho bevuto il Ciceone ho preso gli oggetti dal cesto e li ho rimessi nel kàlathos e da lì nella kiste”.
E aggiunge, con sferzante ironia: “E le ceste mistiche? (…) Non sono forse focacce di sesamo queste famose cose, e dolci a forma di piramidi o di palle, pagnottine (…) melagrane (…) papaveri? Eccoli qua i loro oggetti sacri!”.[8]
Il Kikeon
Pagnotte, certamente, e spighe, ma nel culto di Demetra s’impiegava anche una particolare mescolanza d’ingredienti, sul cui significato e modalità d’assunzione sono ancora aperti gli studi.
Si tratta del celeberrimo kykeōn,[9] ovvero di una “mistura” probabilmente composta di acqua, farina, menta e, pare, alcaloidi psicoattivi derivati – i più ritengono – dalla segale.[10]
Epifania di Demetra
Una magnifica placca votiva in argilla rossa del IV secolo a.C. (fig.4) fotografa un momento del corteo notturno degli Iniziati che sorreggono le fiaccole.
Spicca la figura della dea Demetra che ha idealmente compiuto un’epifania fra gli adepti, sotto di lei si vede anche la kernophoria – ovvero colei che portava i “kernoi” (fig.5), vasi costituiti da più ciotole che circondano una coppa centrale, nella quale era appunto versato il Ciceone.
A proposito dell’entusiasmo rituale necessario, Robert Graves punta l’attenzione su altre sostanze: “Si dice che il segreto che Demetra diffuse per il mondo (…)fu l’arte di seminare e raccogliere l’orzo (…) In realtà, credo ch’egli stesse annunciando una scoperta e, a causa di ciò, una modifica del rito (…) funghi allucinogeni e credo che i sacerdoti di Eleusi avessero scoperto un altro fungo allucinogeno più facile da usare dell’Amanita muscaria”.[11]
L’estasi
Lo stato d’alterazione della coscienza in cui cadevano gli adepti di Eleusi – al di là delle specifiche relative alle sostanze mediante il quale era indotto – doveva essere davvero molto, molto intenso: interessante sotto questo profilo la testimonianza di Plutarco,[12] che descrive l’intensa sudorazione e i forti tremori.[13]
Questa peculiare condizione era rafforzata dall’entusiasmo spontaneamente creato mediante la ripetizione di formule e atti, nonché, come accennato, dalla lunga preparazione che includeva digiuni alternati a pasti consacrati a Demetra, che prevedevano o escludevano alimenti graditi o sgraditi ai numi tutelari del santuario.
Queste condizioni accompagnavano il candidato a uno stato emotivo consono a godere dell’epifania della dea.
Natura e cultura
Certamente, dunque, i culti di Eleusi come quelli di Samotracia nacquero in un contesto di ritualizzazione agricola ma poi andarono ad evolversi secondo forme peculiari.
Entro l’orizzonte delle celebrazioni dedicate ai passaggi stagionali s’inseriscono archeo-temi quali l’esaltazione psicodrammatica del ciclo vita-morte-rinascita, ottenuto mediante la rievocazione del “viaggio di Demetra”.
Anche l’esaltazione degli elementi naturali, dei pani, delle spighe fa parte della genesi dei culti eleusini, così come la propensione a forme sacralizzate di stampo ierogamico, con l’esibizione di oggetti la cui forma alludesse ai genitali o forse, anticamente, con l’esecuzione dell’atto entro un contesto cerimoniale che favorisse, per analogia, il ritorno alla fertilità della bella stagione.
Dal mondo agricolo, però, ben può provenire anche la forma cultuale estatica, comune anche a Dioniso che è il dio “naturale” per eccellenza, signore delle fiere, della linfa delle piante e appunto dell’estasi.
Culto elitario
Questi culti – come altri di carattere ciclico – si trasformarono progressivamente in tradizioni di carattere elitario, evolvendo quindi anche ideazioni di stampo salvifico che necessitavano l’epifania numinosa.
Naturalmente non è semplice stabilire se sia stata la forma entusiastica a seguire le orme di quella salvifica o se, al contrario, fu l’esperienza dell’enthusiasmos a suggerire le conseguenze dell’apparizione del nume.
Per stabilire con certezza un termine, in questo, senso, si dovrebbe procedere secondo uno studio comparativo di più vasto respiro, teso a determinare il ruolo svolto dall’assunzione involontaria di elementi naturali alteranti non solo nella definizione ma, soprattutto, nella genesi delle forme religiose.
[1] Cf. R. Pettazzoni, La religione nella Grecia antica fino ad Alessandro;1954.
[2] Leggi: “megaloi theoi”.
[3] Vd. American Excavation Samothrace in: https://samothrace.emory.edu/anaktoron/ Vd. anche: https://www.efa.gr/index.php/fr/ Enciclopedia dell’arte Antica; Treccani s.v. “Samotracia”.
[4] Cnfr. M.Eliade, Storia delle credenze e delle idee religiose; V.I. Ed 2008.
[5] M.Eliade, op.cit.
[6] Clemente Alessandrino, Strom. V, II, 373-4.
[7] V. Magnien, Les Mystères d’Éleusis. Leurs origines, le rituel de leurs initiations, in: Bibliothèque scientifique, 1929.
[8] Protr., II, 22. L’autore non si riferisce in particolare ai culti di Eleusi.
[9] W. K.Chambers Guthrie, A History of Greek Philosophy, V. I, The Earlier Presocratics and the Pythagoreans; 1962. Cnfr. Inno omerico a Demetra, vv. 200 ss.
[10] K. Kerényi, Eleusis: Archetypal Image of Mother and Daughter, 1991; A. Hoffman, I Misteri di Eleusi, 1992. Cf. Protrept., II, 21.
[11] R. Graves, Los dos nacimientos de Dioniso y otro ensayos,1984. Cf. Samorini in:https://samorini.it/archeologia/europa/misteri-eleusini/inebrianti-eleusini/
[12] Plutarco, fr. 178.
[13] G. Samorini, Un contributo alla discussione dell’etnobotanica antica dei Misteri Eleusini, in: Eleusis, Journal of Psychoactive Plants & Compounds. Consultabile in: https://www.samorini.it/doc1/sam/samorini-a-contribution-to-the-ethnobotany-of-the%20eleusinian-mysteries.pdf