Celebrare Yule è quanto di più pagano esista e porta gioia e felicità.

di Vivianne Crowley

I ragazzi del coro del dipartimento di polizia di New York ancora cantano “Galway Bay”

E le campane risuonano per il giorno di Natale

The Pogues, Fairytale of New York

Felice Yule a tutti! Celebriamo il Sole Invitto, e la fiamma inestinta in ognuno di noi.

Felice Yule

Se vi chiedono qual è la più pagana delle feste, potreste pensare al vostro sabba preferito – Beltane o Samhain, Lammas, o la stagione della speranza di Imbolc. Ma forse la più pagana delle feste è quella del Mezz’Inverno, il Solstizio invernale, quando tutto l’emisfero aspetta il volgere dell’anno, la rinascita del sole, il tempo della promessa in cui vediamo i segni del suo ritorno. Le feste stagionali celebrano punti significativi dei cicli stagionali ed astronomici, momenti in cui ci accorgiamo del cambiamento. Arrivano i germogli e celebriamo la primavera, la rinascita della vegetazione e della vita animale, che permette il sostentamento agli esseri umani. Le notti oscure arrivano portando freddo e malattia e aumento della mortalità, e celebriamo Samhain la festa dei morti. Queste probabilmente erano alcune tra le prime celebrazioni umane.

Celebrare Yule

Una volta che i nostri antenati impararono a osservare i cieli, fu possibile registrare l’esatto movimento della posizione del sole nella volta celeste ed ergere delle pietre e altri segni nella terra così da sapere quando sarebbero arrivati i cambiamenti e potersi riunire per onorare e celebrare le feste solari. Il Solstizio d’Inverno celebra cambiamenti nei cieli e nel mondo esterno, ma è un tempo in cui psicologicamente sentiamo il bisogno di riunirci al chiuso, e raccoglierci con gli altri per condividere il calore, le preziose risorse di combustibile, e rendere sopportabili le lunghe notti con festeggiamenti, canti e danze. Possiamo anche avere l’illuminazione elettrica e il riscaldamento centralizzato ma l’istinto rimane lo stesso. Queste celebrazioni sono istintuali e antiche e non specifiche di una fede o un’altra. Possono trascendere le differenze di credo. Il cristianesimo nel corso dei secoli ha condannato le celebrazioni di Yule come profane, pagane, sensuali e non al passo con gli insegnamenti della nuova religione, ma alla fine l’istinto ha vinto. Il cristianesimo ha imparato ad abbracciare Yule.

Allegria e reverenza

I Pogues (gruppo folk punk anglo-irlandese degli anni ottanta e novanta, N.d.T.) che cantano “Fairy Tale of New York” potrebbero non essere per tutti l’esatta idea di un canto di Natale pagano, ma l’amore puro per la vita che questa canzone esprime, trasmette lo spirito delle antiche celebrazioni pagane del Mezz’Inverno, come i Saturnali degli antichi romani. Le feste dei Saturnali onoravano il dio Saturno, Dio dell’agricoltura. Tutte le convenzioni sociali erano sovvertite e i romani celebravano un breve ritorno all’età dell’oro della mitologia. Una specie di versione romana del giardino dell’Eden, quando l’umanità viveva in armonia con la natura, la natura era così abbondante che la gente poteva vivere senza lavorare, e tutti gli esseri umani erano uguali. In onore di ciò l’ordine sociale era temporaneamente invertito – i padroni e le padrone servivano i loro schiavi. Le celebrazioni si estendevano al solstizio d’inverno e appena oltre, quando in tempi successivi i romani avrebbero festeggiato il Sol Invictus, il Sole Invitto, nel giorno che poi sarebbe diventato la natività di Gesù.

Lasciamo andare le ansie

I cristiani tuttavia avevano ragione – Yule è veramente pagana, nel senso che celebra il calore, il cibo e anche l’estasi. Da tempo immemore il solstizio è un periodo di rinnovamento spirituale e di celebrazione religiosa; ma anche un tempo per bere, danzare, fare musica e fare l’amore; quando tutti gli atti di amore e di piacere sono davvero rituali in onore della Dea. Noi abbiamo bisogno di tali celebrazioni. Il nostro benessere aumenta quando facciamo festa. Lasciamo andare le ansie quotidiane e ritorniamo brevemente all’età dell’oro. Le celebrazioni spirituali estatiche sono catartiche, ci aiutano a liberarci dalle nostre preoccupazioni e dai nostri problemi, e dall’implacabile negatività delle notizie del mondo. Ciò che attira molti verso il paganesimo è il nostro amore per la vita, il mondo che ci circonda, la gioia, perfino l’estasi, che la gente può sperimentare attraverso i riti pagani, quando suoniamo i tamburi, cantiamo e danziamo intorno al fuoco fino a tarda notte. Non si tratta di evasione dalla realtà, ma riconoscere che lasciarsi andare e ritornare al piacere infantile e al diletto nel presente è fisiologicamente e spiritualmente benefico e curativo. In seguito ci sentiamo più forti, più capaci di riprendere ancora una volta i fardelli della vita adulta di tutti i giorni.

Canti pagani

Da bambini amiamo cantare e i canti di Natale sono alcune delle prime canzoni che molti di noi hanno imparato. Come pagani non dobbiamo abbandonare questi canti, molti di essi sono basati su antichi canti stagionali pagani. Tutti sappiamo che il Natale è una festa innestata su una celebrazione ben più antica. Molti dei canti eseguiti oggi nelle chiese sono basati su antichi canti che venivano cantati in casa, nelle taverne, e nelle strade. Erano la musica della gente, accompagnata da tamburi, tromboni, cornamuse, flauti e altri strumenti tradizionali che ora suonano arcaici sia nel nome che all’orecchio musicale. Non è una coincidenza che la musica folk, la musica medievale e il folk rock abbiano avuto un revival di pari passo con il paganesimo contemporaneo. Questa musica esprime le emozioni e i desideri di ogni giorno, inclusi i nostri sentimenti per la natura e il sacro. I primi “canti di Natale” erano canzoni stagionali che celebravano ciò che la gente vedeva intorno a loro – i rami dei sempreverdi che mostravano che la vegetazione era viva nel periodo più buio; le brillanti bacche rosse, che come il brillante petto del pettirosso, ricordavano la forza della vita nel calmo gelo invernale.

Natali medievali

I canti di Natale medievali, come le canzoni folk, erano legati alla terra. I folcloristi del diciannovesimo secolo e i musicologi desiderarono canzoni che potessero essere cantate nell’educata società borghese urbana. Quelli che vivevano più vicino alla natura e alla terra non avevano tali inibizioni. I Natali medievali e rinascimentali, prima della riforma protestante e della risposta di panico della contro-riforma della chiesa cattolica, consistevano in dodici giorni di festeggiamenti, proprio come le celebrazioni dei nostri avi pagani millenni fa.

Versioni ri-paganizzate dei canti di Natale possono essere trovate dappertutto su internet, una più di successo dell’altra. Questa versione restaurata pagana di “The holly and the ivy” ad opera dello studioso Norman Iles, è la mia preferita.

Cantate e gioite, e ancora una volta, Felice Yule!

traduzione di Rossella Di Vaio