La riesumazione timica del sentire ierogamico.
di Pietro Colombo
“Sex and magic are intertwined experiences—sex is one kind of magic, and magic can be, while erotic and arousing, not necessarily sexual in the way that is often understood”.
Phil Hine, Sex Magic, Tantra & Tarot: The Way of the Secret Lover
Ancora ricordo le risatine delle giovani generazioni quando si approcciano per la prima volta al significato del “Sesso Sacro”. D’altra parte, tristemente, noi italiani siamo cresciuti in un contesto sociale dove la religione viene completamente desessualizzata e in cui la corporeità è considerata “bassa”. Il cristianesimo ha data buona lena al fenomeno, l’immacolata concezione per esempio; la risemantizzazione del corpo e la sessualità solo e unicamente vista per finalità riproduttive. Abomini della storia al fine della politica del controllo del corpo. Cerchiamo però di definire cosa è adesso e per noi la sessualità legata alla stregoneria. Ma non è colpa del gender, sia chiaro.
Quando gli Dei si sposano
Viene chiamata ierogamia e ci viene da lontano. Il concetto di hieros gamos (dal greco ἱερὸς γάμος o matrimonio sacro) si riferisce ad una ritualità sessuale che simboleggia l’accoppiamento tra divinità; spesso rappresentato da un rito simbolico i cui partecipanti al rito o la classe sacerdotale si assumono-assumevano il ruolo delle rispettive divinità. Simboleggia l’unione fisica coadiuativa alla fertilità naturale di uomini e animali in cui l’atto sessuale diveniva entità sacrale, passaggio stagionale, unione tra l’umano e la divinità, creazione di “vita” intesa nel concetto di bios greco. Le cerimonie ierogamiche, presenti in diversi contesti sociali e culturali, si ritrovano in tutte le forme religiose, castrate della sessualità o meno. Dalla prostituzione sacrale di differenti religioni ai Veneralia romani fino a giungere ai riti orgiastici in onore di Dioniso. Il corpo e la sessualità sono sempre stati al centro del sentire religioso, la via dell’estasi, le unioni sacre. L’orgasmo si risemantizza e diviene unione con la divinità.
Il corpo sacro: l’organo sessuale come archetipo divino
Tutti noi abbiamo presente le raffigurazioni delle prime veneri preistoriche, la corporeità sfumata, i fianchi evidenti, la vulva esposta, grottescamente ingrandita rispetto alla figura. È il primo esempio di sacralizzazione dei genitali. Questo concetto si sussegue per tutta l’arte antica, si conserva nelle religioni orientali e viene ripresa anche dalle prime forme cristiane con, per esempio, il termine “testamento” inteso come “atto del giurare tenendo i testicoli del giurante nel palmo della mano”. La corporeità si rimpossessa del contesto moderno con la svolta politico-sociale degli anni 60-70 e la riaffermazione del proprio corpo inteso come libertà individuale; torna nei contesti religiosi, si riafferma in forme diverse. E da qui riflettiamo.
Le forme attuali della sessualizzazione sacrale
Noi streghe ormai siamo troppo avvezz* alla pratica rituale della ierogamia, l’athame e la coppa, la simbologia innata della penetrazione e benedizione. Ma questa è una pratica, e una sola, che viene eseguita all’interno del contesto religioso della Wicca, dell’intero panorama magico-religioso moderno. L’Ars Sexualis, in un contesto più ampio, è intesa come quella pratica della magia sessuale che si focalizza generalmente sull’energia scaturita dall’orgasmo o quella in latenza presente nello stato di eccitazione sessuale al fine di raggiungere il risultato magico desiderato.
Aleister Crowley
Uno degli esempi più prominenti di questa via è Aleister Crowley. The Beast 666 scriveva infatti “Ogni individuo ha il diritto assoluto di soddisfare il proprio istinto sessuale come è fisiologicamente più corretto per lui. L’unica ingiunzione è quella di trattare tutti gli atti come dei sacramenti. Non si dovrebbe mangiare come bruti, ma per consentire ad ognuno di realizzare la propria volontà. Lo stesso vale per il sesso. Dobbiamo usare ogni facoltà per favorire quell’unico oggetto della nostra esistenza”.[1]
Libertà
La libertà del singolo, sia sociale che religiosa, deve quindi divenire fondamento per la presa in conoscenza della liberazione del proprio corpo e della propria sessualità. Il dogmismo culturale che ci portiamo dietro non deve frenarci qualora volessimo capire meglio e senza moralismi castranti la concettualità sottostante le ritualità ierogamiche. Oppure, concettualizzando il cambiamento con le parole di Albert Mohler:
“Moral change generally takes a rather long period of time, and in a way that is consistent with a culture’s moral commitments. A moral revolution represents the exact opposite of that pattern. What we are now experiencing is not the logical outworking of the West’s Christian-influenced teaching on human sexuality, but the repudiation of them.”[2]
[1] Crowley, Aleister (1970). The Confessions of Aleister Crowley, ch. 87. New York: Farrar Straus & Giroux
[2] Albert Mohler, We Cannot Be Silent: Speaking Truth to a Culture Redefining Sex, Marriage, and the Very Meaning of Right and Wrong (Thomas Nelson, 2015)